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Vaughn Bodé e la fantascienza

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Bodé_Todd

Diamo il nostro benvenuto a Ivano Landi, un appassionato del fantastico del 360° che ha deciso di condividere con noi il suo interesse per un artista di grande rilievo.

Come forse saprete, ho da poco terminato di scrivere e di pubblicare sul mio blog un lungo articolo, in dodici parti, sul cartoonist underground Vaughn Bodé. Il suo titolo è Vita, opere e morte del messia del fumetto. Questo mio nuovo post a lui dedicato, scritto appositamente per IFET, può essere visto come un approfondimento di un aspetto dell’arte di Bodé che ho potuto solo sfiorare in quell’articolo: il suo contributo, piccolo ma tutt’altro trascurabile, alla fantascienza in senso stretto.
Il motivo del “piccolo” è facilmente spiegabile se si considera che in realtà Bodé non ha mai messo in discussione, in nessun momento della sua vita, il suo obiettivo di diventare un autore di fumetti. La sua opera di illustratore va quindi situata in questo contesto e va vista se non proprio come una parentesi, come una fase di passaggio che gli ha garantito una certa sicurezza economica in un momento in cui il fumetto non era ancora in grado di offrirgliene alcuna.
Con “fantascienza in senso stretto” intendo invece dire che anche se una buona parte della produzione fumettistica di Bodé, soprattutto del periodo pre-professionale, può essere fatta risalire a questo genere narrativo, qui ci occuperemo solo del Bodé illustratore di fantascienza, con un’unica eccezione che ha, come vedremo, i suoi motivi.


1967_11
Bodé arriva all’illustrazione di fantascienza nel 1966, grazie all’intermediazione dello scrittore di fantascienza Richard Wilson, a capo in quegli anni del dipartimento per le pubbliche relazioni della Syracuse University. La S.U. è l’università in cui studia Vaughn Bodé, e Wilson nota con favore i disegni che il giovane realizza per il Daily Orange, il giornale scolastico, al punto di decidere di coinvolgere l’amico Frederick Pohl, allora direttore editoriale delle riviste del gruppo Galaxy, Galaxy Magazine e Worlds of If (spesso citata semplicemente come If). Wilson offre a Pohl la possibilità di pubblicare un suo racconto,They Hilariated When I Hyperspaced for Earth, purché sia accompagnato dalle illustrazioni di Bodé. L’accordo è raggiunto e la carriera di Bodé come illustratore di fantascienza ha inizio. Alla fine, nell’arco di tre anni e mezzo, il suo contributo artistico alle riviste del gruppo Galaxy ammonterà a un discreto numero di illustrazioni interne (in genere tre per storia) e a nove copertine. A cui vanno aggiunte, come vedremo, una trentina di tavole a fumetti.

Ma andiamo per ordine. E’ il 1968 e i lavori pubblicati su Galaxy e If, insieme alla sua produzione parallela di fumetti underground e illustrazioni per le fanzine, hanno ormai procurato a Bodé più di un ammiratore tra i professionisti della SF, e di conseguenza dei nuovi committenti. Prima la Ace Books gli affida la copertina e le illustrazioni interne di Space Chantey, un’opera di R.A.Lafferty che rivisita in chiave fantascientifica l’Odissea di Omero¹, poi è lo scrittore Roger Zelazny a chiedere a Bodé di illustrare due sue storie per ragazzi: Here There Be Dragons e Way Up High².

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Ma è soprattutto l’anno successivo, il 1969, a rivelarsi un anno fatidico.
Nell’estate di quell’anno, l’editore Guinn vende Galaxy alla Universal Publishing and Distribution Corporation (UPD) e Pohl dà le sue dimissioni da curatore della rivista. Subentra al suo posto, nel ruolo di direttore editoriale, Ejler Jakobsson. Quasi in contemporanea, alla Convention di St. Louis (28 agosto – 1 settembre), Bodé e Zelazny presentano i due volumi nati dalla loro collaborazione incontrando il pieno favore della critica. Ancora Bodé poi, nella stessa manifestazione, si aggiudica il premio Hugo come miglior artista amatoriale. (Il suo nome figura anche tra i quattro in lizza per il titolo di miglior artista professionista, ma il premio in questa sezione viene vinto da Jack Gaughan)³.
La carriera di Bodé nel campo della fantascienza sembrerebbe così andare a gonfie vele, ma tra lui e Zelazny le cose ben presto si complicano. Bodé ritiene infatti che il peso del suo contributo di illustratore ai due volumi sia da considerarsi almeno pari a quello di Zelazny come scrittore, e pretende per sé il 50% dei diritti di autore. Zelazny si oppone alla richiesta e Bodé in tutta risposta vieta l’utilizzo delle sue illustrazioni. La controversia tra i due autori non sarà mai risolta, e si dovrà aspettare il 1992 perché i due volumi siano infine stampati e pubblicati con le illustrazioni originali, in un cofanetto a tiratura limitata di 1000 copie autografate da Zelazny. Del resto, a quell’epoca, Bodé è morto ormai da oltre sedici anni.
Ma torniamo al 1969, e a Galaxy. Bodé è fresco del successo ottenuto alla convention, e il nuovo curatore della rivista Ejler Jakobsson si accorda con lui per una serie a fumetti da pubblicare sulla rivista a partire dall’anno seguente. Nasce così Sunpot. Sembra l’inizio di una nuova proficua collaborazione, invece ancora una volta le cose prendono un’altra piega.

Sunpot_poster

Nelle parole di Bodé:
L’opportunità di una serie a fumetti su Galaxy mi fu offerta soprattutto perché nel 1969 avevo vinto il premio Hugo come miglior artista amatoriale. Ma Sunpot era troppo all’avanguardia per la maggior parte dei lettori e per degli editori all’antica. La censura si spinse al punto da farmi concepire come sole vie d’uscita o il mio suicidio o quello della serie. Andò a finire che distrussi la mia creazione alla sesta uscita e fui subito licenziato.
Come al solito, mi impegnai a fondo nella progettazione del “Pianeta Sunpot” e dei suoi abitanti, ma andai anche oltre: Larry Todd prima mi fece da consulente tecnico per la creazione dell’astronave e delle sue funzioni spaziali, poi costruimmo insieme dei modellini tridimensionali della nave e dell’equipaggio! Piccole sculture colorate che mi furono di ispirazione per quella che credevo sarebbe stata una lunga serie a fumetti con un grande futuro davanti. Come potevo immaginare che tutto sarebbe finito con la sesta parte!
Eppure, nonostante il finale forzato, e con appena ventiquattro pagine di storia pubblicate, Sunpot continuerà da allora a essere ristampato, diventando presto un fumetto di culto e un must per qualsiasi persona voglia avvicinarsi ai mondi fantastici e stralunati di Bodé.

Ma neanche l’allontanamento da Galaxy rappresenta, a questo punto, un vero problema per lui. Ormai ben avviato sulla sua strada privilegiata, di autore di fumetti professionista, Bodé può rinunciare senza troppa difficoltà agli irrisori proventi che gli derivavano da quella collaborazione (15 $ dollari per un’illustrazione interna e 50 $ per un’illustrazione di copertina). E neanche segna il suo distacco definitivo dall’ambito della “fantascienza in senso stretto”. Ci vorranno altri due anni circa perché questo avvenga, due anni in cui Bodé farà in tempo a produrre ancora alcune illustrazioni interne o copertine per fanzine e altre cinque copertine a colori per riviste professionali, quattro delle quali realizzate insieme all’amico di sempre e collega Larry Todd.

Self-Portrait
Nota biografica 4

Vaughn Frederick Bodé nasce a Syracuse, N.Y., il 22 luglio 1941. Secondo di tre fratelli e una sorella, vive un’infanzia difficile, soggetto alle angherie di un padre alcolista e alle cure di una madre iperprotettiva. Il suo rifugio è la precoce passione per il disegno, in particolare per la creazione di storie a fumetti. Quando poi suo padre abbandona la famiglia per trasferirsi in un’altra città, il giovane Vaughn viene condotto a Washington D.C, dove è affidato alla tutela di uno zio.
Divenuto adolescente, decide dapprima di seguire le orme del fratello maggiore Victor, abbandonando anzitempo gli studi superiori per intraprendere la carriera militare. Ma l’esperienza si rivela per lui traumatica e dopo un anno ottiene il congedo per motivi di salute. Raggiunge quindi la madre a Utica, N.Y., dove rimane per circa un anno prima di avventurarsi, con un portfolio delle sue opere sottobraccio, a New York, alla ricerca di editori di fumetti interessati alle sue storie. Il suo sogno si infrange però molto presto. “Torna quando avrai imparato a disegnare” è il succo delle risposte che riceve.
A vent’anni, il 4 novembre 1961, Bodé si sposa con Barbara, una sua ex compagna di scuola, e nel 1963 nasce loro figlio, Mark. Insorgono così per lui nuove responsabilità che lo spingono a cercare di adattarsi a lavorare come grafico pubblicitario, ma l’insoddisfazione ben presto lo attanaglia arrivando a spingerlo sulle soglie della depressione.
La prima vera buona notizia arriva per Bodé nel 1964, quando riesce a farsi ammettere alla Scuola di Belle Arti della Syracuse University. Qui potrà finalmente vedere, nei successivi due anni e mezzo, le sue storie a fumetti pubblicate sui giornali del circuito universitario, oltre che avere la possibilità di procacciarsi i primi lavori soddisfacenti, come illustratore di classici dell’infanzia prima e di storie di fantascienza poi.
Un altro anno di svolta è il 1969. Bodé si trasferisce a Manhattan e convince lo staff dell’East Village Other, una rivista underground newyorkese, a creare un supplemento dedicato interamente ai fumetti, il Gothic Blimp Works. Ma ne curerà personalmente solo tre numeri, prima di entrare in conflitto e prendere le distanze dai canoni e dall’ideologia che animano la cultura underground. Nel frattempo, vince anche un Hugo Award come illustratore di fantascienza e fa il suo ingresso, da autore di fumetti, nel mondo delle riviste patinate: Cavalier è un parente povero di Playboy, ma paga comunque meglio delle riviste underground e delle fanzine, senza negare una identica libertà di esprimersi senza censure. Nasce così il malsano mondo di Deadbone, un universo intriso di sesso e violenza, i due elementi che costituiranno, insieme alla spiritualità, gli ingredienti fondamentali di quasi tutta la produzione successiva dell’artista.
Il successo professionale di Bodé sarà, da questo momento in avanti, in costante ascesa, mentre la sua figura pubblica assume caratteristiche sempre più vicine a quelle delle star più estreme e trasgressive della scena del rock. Fino al pomeriggio del 18 luglio 1975, quando lui muore nella sua casa di San Francisco, in circostanze tragiche, quattro giorni prima del suo trentaquattresimo compleanno. (Rimando ancora una volta, per i dettagli, al mio blog).

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Bibliografia essenziale 5

Illustrazioni interne

A Hair Perhaps
Riviste

A Hair Perhaps (J.F.Bone) – Worlds of If, Jan 1967
The Evil Ones (Richard Wilson) – Worlds of If, Feb 1967
They Hilariated When I Hyperspaced for Earth (Richard Wilson) – Galaxy Magazine, Feb 1967
The billiard ball (Isaac Asimov) – Worlds of If, Mar 1967
The youth addicts (Charles W.Runyon) – Worlds of If, May 1967
Base Ten (David A.Kyle) – Worlds of Tomorrow #4, May 1967
Population Implosion (Andrew J. Offutt) – Worlds of If, Jul 1967
Invader (Vincent Harl) – Worlds of If, Sep 1967
Mail Drop (C.C. MacApp) – Worlds of If, Nov 1967
In the Jaws of Danger (Piers Anthony) – Worlds of If, Nov 1967
When the Sea is Born Again (C.C. MacApp) – Worlds of If, Dec 1967
The Petrified World (Robert Schekley) – Worlds of If, Feb 1968
The Planet Slummers (Terry Carr & Alexei Panshin) – Galaxy Magazine, Feb 1968
Street of Dreams, Feet of Clay (Robert Sheckley) – Galaxy Magazine, Feb 1968
Caterpillar Express (Robert E.Margroff) – Worlds of If, Mar 1968
The Product of the Masses (John Brunner) – Worlds of If, Apr 1968
The Bird-Brained Navigator (A.Bertram Chandler) – Worlds of If, Jun 1968
How we Banned the Bombs (Mack Reynolds) – Galaxy Magazine, Jun 1968
We Fused Ones (Perry A. Chapdealine) – Worlds of If, Jul 1968
The Hides of Marrech (C.C. MacApp) – Worlds of If, Jul 1968
Getting Through University (Piers Anthony) – Worlds of If, Aug 1968
Among the Bad Baboons (Mack Reynolds) – Galaxy Magazine, Aug 1968
Sunpot 1-6 (Vaughn Bodé) Galaxy Magazine, Feb-Jun 1970

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Libri

Here There Be Dragons (Roger Zelazny) – D.M. Grant, Dec. 1992 (1967, 6 illustrazioni a colori)
Way Up High (Roger Zelazny) – D.M. Grant, Dec. 1992 (1967, 5 illustrazioni a colori)
Space Chantey (R.A. Lafferty) – Ace Books, 1968 (9 illustrazioni B/N)

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Copertine

Thus Spake Marco Polo (James Stevens) – Worlds of If, Nov 1967
The Petrified World (Robert Schekley) – Worlds of If, Feb 1968
The Planet Slummers (Terry Carr & Alexei Panshin) – Galaxy Magazine, Feb 1968
The Product of the Masses (John Brunner) – Worlds of If, Apr 1968
Cage of Brass (Samuel R.Delany) – Worlds of If, Jun 1968
Going Down Smooth (Robert Silverberg) – Galaxy Magazine, Aug 1968
Now that Man is Gone (James Blish) – Worlds of If, Nov 1968
Praiseworthy Saur (Harry Harrison) – Worlds of If, Feb 1969
Star Dream (Terry Carr & Alexei Panshin) – Galaxy Magazine, May 1969
The Human Operators (Harlan hellison & A.E.Van Vogt) – Fantasy and Science Fiction, Jan 1971
Untitled – Fantastic Stories, Oct 1971 (with Larry Todd)
Sky Blue (Alexei Panshin & Cory Panshin) – Amazing Science Fiction, Mar 1972 (with Larry Todd)
Untitled – Amazing Science Fiction, Jul 1972 (with Larry Todd)
Untitled – Amazing Science Fiction, Aug 1974 (with Lary Todd)

Libri

Here There Be Dragons (Roger Zelazny) – Hardcover;  D.M. Grant, Dec. 1992 (1967)
Way Up High (Roger Zelazny) – Hardcover;  D.M. Grant, Dec. 1992 (1967)
Space Chantey (R.A. Lafferty) – Paperback; Ace Books, 1968

Note
1) Il libro di Lafferty è stato pubblicato anche in Italia nel 1976, sul numero 216 della rivista Galassia, ma senza la copertina originale di Vaughn Bodé.
2) Bodé aveva già lavorato come illustratore per l’infanzia, illustrando tra il 1966 e il 1967 dieci classici per ragazzi. Tra questi: Heidi, Ventimila leghe sotto i mari, L’Isola del Tesoro, Le Avventure di Tom Sawyer.
3) Negli anni successivi, Bodé ha avuto le seguenti nomination come “miglior artista professionale”: Hugo Awards 1970; Locus Awards 1972; Locus Awards 1973.
4) La biografia su Wikipedia presenta alcuni dati errati.
5) Questa bibliografia comprende solo i lavori professionali di Bodé nel campo della fantascienza. Sono escluse fanzine e pubblicazioni underground.


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